Alfredo Salafia

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Alfredo Salafia (Palermo, 7 novembre 1869Palermo, 31 gennaio 1933) è stato un imbalsamatore italiano.

Mummia della piccola Rosalia Lombardo, imbalsamata da Salafia agli inizi del 1920.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato nella seconda metà dell'Ottocento, mise a punto un metodo di conservazione della materia organica basato sull'iniezione di sostanze chimiche. Dopo aver applicato a lungo il proprio sistema per esperimenti tassidermici, nel 1900 ottenne il permesso di sperimentare il composto su cadaveri umani presso la Scuola Anatomica del prof. Randaccio. La perfetta conservazione dei corpi suscitò presto ammirazione ed interesse e così due anni dopo Salafia venne convocato per restaurare il corpo di Francesco Crispi, imbalsamato a Napoli, ma giunto a Palermo in condizioni di conservazione precarie.

La minuziosa opera di restauro gli valse il plauso della stampa e gli permise di essere riconvocato per la preparazione di personaggi preminenti, in modo tale che le loro salme potessero essere esposte per un lasso di tempo prolungato. Tra di essi si ricordano il Cardinal Michelangelo Celesia, Il Senatore Giacomo Armò, l'editore Salvatore Biondo e l'etnografo Giuseppe Pitrè.

Tra l'altro, nel 1910 Salafia venne convocato a New York per effettuare delle dimostrazioni del proprio metodo presso l'Eclectic Medical College, tutte coronate da uno strepitoso successo. Il suo caso più celebre di imbalsamazione fu la piccola Rosalia Lombardo, definita come la mummia più bella del mondo e la cui salma è deposta in una bara coperta da una lastra vitrea all'interno delle Catacombe dei Cappuccini. La figura di Salafia è stata recentemente rivalutata grazie all'interesse del paleopatologo messinese Dario Piombino-Mascali, che ha scoperto la composizione chimica della sua formula segreta, ne ha curato la biografia e analizzato dal punto di vista biomedico le preparazioni.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Dario Piombino-Mascali, 2009. Il Maestro del Sonno Eterno. Presentazione di Arthur C. Aufderheide. Prefazione di Albert R. Zink. Edizioni La Zisa, Palermo.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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